In un arco temporale di una settimana, gli interventi di Papa Francesco, del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e di Bill Gates, in visita a Roma, hanno rappresentato in maniera, certo casuale, uno stimolo a coniugare temi fondamentali per il futuro dell’uomo, in una inevitabile sintesi di pensiero.
In preparazione della Giornata del Malato il Santo Padre ha voluto consegnarci un messaggio sul tema:”Non è bene che il malato sia solo. Curare il malato curando le relazioni:”, invitandosi a cooperare a contrastare la cultura dell’individualismo, dell’indifferenza e dello scarto e a far crescere la cultura della tenerezza e della compassione. Dobbiamo, dice il messaggio, essere artigiani di vicinanza e di relazioni fraterne.
Il Presidente Mattarella, in occasione del riconoscimento di Pesaro come Città italiana della cultura 2024, ha richiamato l’attenzione sul concetto di cultura , sulla sua importanza, anche “come antidoto ai conflitti”, rifacendosi alla civiltà del nostro umanesimo che aveva posto “alle proprie fondamenta la dignità e la libertà della persona e l’uguaglianza dei diritti”. Cultura è conoscenza ma anche coscienza, cioè responsabilità.
La presenza di Bill Gates, a Roma per una serie di incontri istituzionali, ha sollecitato una serie di rimandi, nei nostri mass media, all’intelligenza artificiale, tema già all’onore delle più recenti cronache per le parole del fondatore di Open AI, Sam Altmann:”L’intelligenza artificiale è una tecnologia molto potente, ma non sappiamo bene cosa possa succedere….”.
Cura delle relazioni, cultura come strumento di dignità e libertà della persona, intelligenza artificiale, sono tre temi sui quali certamente il futuro ci costringerà a riflettere e per i quali sarà indispensabile cercare di costruire un terreno di confronto verso un umanesimo digitale. E’ una questione di grande valenza etica e certamente sarà la sanità uno dei terreni più delicati nel quale avverrà il confronto. Se già la tecnologia applicata al settore sanitario faceva prevedere scenari di gran de trasformazione, oggi l’intelligenza artificiale promette modalità di approccio al tema salute totalmente sconosciute ed inaspettate: medicina personalizzata, ricerca farmacologica mirata, chirurgia robotizzata, trapianti di organi, diagnostica avanzata, sono alcune prospettive che le prime applicazione della AI ci fanno comprendere. La crisi attuale dei sistemi sanitari occidentali, seppur con diverse sfaccettature, nasce soprattutto da una sempre più accentuata polarizzazione su due elementi di rottura con il passato, sviluppo tecnologico e risorse disponibili, dimenticando l’originario principio universalistico. La mancanza di controllo dell’uomo su questa evoluzione scientifica che trasformerà salute, sanità e società, significherà il realizzarsi di una evoluzione antropologica di cui non si comprendono i confini e la cui vittima sarà l’uomo nella sua irriducibile unicità e nella sua dimensione sociale ( chi potrà permettersi di “usare” i benefici di un modello di salute governato dalla AI e quindi selettivo ?). La AI sarà invece uno strumento fondamentale per la crescita dell’uomo solo se sapremo governarlo, guidarlo, metterlo al servizio della persona, sviluppare una cultura che sappia innervare la nostra società di relazioni, libertà e dignità dell’essere, senso di responsabilità. L’intervento umano deve rimanere la guida fondamentale di ogni processo di innovazione.
Già oggi, nella cultura giuridica, si sta facendo largo la teoria del principio di “riserva di umanità”, cioè il principio che impone la presenza dell’elemento umano nei processi decisionali, principio che trova radici nell’impianto personalistico, inteso come valorizzazione della centralità della persona, che caratterizza la nostra carta costituzionale: l’intervento umano deve verificare che le decisioni assunte sulla base di meccanismi di intelligenza artificiale non siano illegali, discriminatorie, viziate, eticamente non corrette.
L’uomo è “il protagonista della Costituzione “e la persona è inseparabile dalla sua dignità, che si misura nella relazione con le altre persone, ma anche rispetto a ciò che non è uomo, cioè alla macchina. Partendo da questo binomio, l’uomo e la sua dignità, la sanità può avviare un percorso che “scopra” le potenzialità dell’intelligenza artificiale, individuandone anche i limiti etici, con ciò governando l’evoluzione di uno strumento, che non deve prendere il sopravvento su di noi.
Cicely Saunders, colei che inventò e realizzò il primo Hospice in Inghilterra, disse:” Gli operatori sanitari devono offrire prima di tutto se stessi e solo dopo la loro competenza. Cuore e mente. Sembra niente, eppure questo trasforma i pazienti”.
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